28 Giugno 2018
Flipped Classroom in azienda: formazione in aula sì, ma capovolta
In un suo recente articolo, Nicola Strizzolo, docente sociologo Università di Udine, cita Pino Longo e la sua spiegazione di come le organizzazioni, a fronte della fusione comunicativa globale e sistemica delle diverse agenzie di socializzazione, formali ed informali, avevano due scelte:
- accettare la porosità crescente e andare in direzione di un dissolvimento dei suoi confini e fondersi in una sistema globale non definibile;
oppure
- arroccarsi dentro i suoi confini e perire.
Strizzolo sottolinea come concetto di Flipped Classroom sfrutta appieno il concetto di porosità offerto oggi dai nuovi social media. Trasformandolo in un’opportunità didattica. Un buon compromesso dunque in grado di porre delle soluzioni anche per le problematiche che avevano pregiudicato un’ampia diffusione dell’e-learning. Strizzolo parla dal punto di vista dell’Università italiana, noi estendiamo questo suo punto di vista alle organizzazioni in senso più ampio.
La formazione in aula alla luce dei nuovi trend digitali
Il 58% delle aziende utilizza ancora l’aula, mentre il 18% preferisce il training on the job, il 9% il coaching e il 7% l’e-learning. Sono questi i dati di una recente ricerca sulla formazione aziendale realizzata dall’osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano. Sempre secondo i risultati dell’indagine, a proliferare sono anche i nuovi trend digitali.
Con il social in pole position, usato da circa il 21% delle aziende. È ancora bassa invece la diffusione del cloud e del mobile: rispettivamente il 19% e il 17% del campione analizzato.
Emerge, dunque, che nella cassetta degli attrezzi della formazione trovano posto oggi altre parole chiave, come l’innovazione e la tecnologia digitale. Le direzioni HR che riescono a stare al passo con i tempi puntano sempre di più a sfruttare gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia. A partire dai social media sino ai big data, per sviluppare e consolidare competenze qualificate.
Muta la modalità o anche i contenuti?
È ovvio che in un contesto talmente dinamico occorre prepararsi ai cambiamenti e pianificare i percorsi da intraprendere per massimizzare i risultati. Oltre al training on the job, ci si rivolge verso il filone dell’apprendimento che passa dalla tradizionale formazione in aula, per arrivare a quella a distanza e all’uso dei tool più innovativi offerti dal mondo digitale.
A mutare non sono però soltanto le modalità con cui viene erogata la formazione, ma anche i contenuti. Diventando più innovativi proprio perché rivolti a potenziare e implementare nuove skill e migliorare la produttività e la qualità delle attività lavorative svolte. La cassetta del formatore 2.0, quindi, dovrà adattarsi sia ai diversi obiettivi che si intendono raggiungere. Dalla formazione tecnica passando per quella manageriale e quella linguistica dovrà adattarsi inoltre anche ai ruoli aziendali cui si rivolge.
Verso la Flipped Classroom in azienda
Quanto all’aula, molte aziende si affidano sempre più alle nuove tecnologie sperimentando anche nella formazione tradizionale tecniche innovative che consentono un più alto coinvolgimento del gruppo. Come? Dosando i metodi formativi, integrando e spezzando le sessioni con materiali audio-visivi e tecniche interattive, ecc.
Strumenti come l’aula o il workshop, oggi, devono infatti necessariamente evolvere, per rendere l’esperienza formativa più al passo coi tempi e con le nuove generazioni. In questo contesto, una modalità funzionale è la Flipped Classroom. Intesa come modalità di formazione blended che vede un’evoluzione e dell’aula e del più tradizionale e-learning.
Le nuova formazione in aula? Flipped e Enriched
Nella Flipped Classroom un grande contributo di contenuto arriva dalla classe. Il fermento comunicativo generato è alto e in grado di abbattere anche quella sensazione di solitudine e lontananza dalla classe, che aveva caratterizzato le prime docenze in ambienti e-learning. Questo è osservabile anche nel caso di Flipped Classroom che utilizzano aule virtuali in luogo di quelle fisiche.
Per il consolidamento delle abilità più pratiche, l’aula è principalmente fisica e la modalità scambio utilizzata è quella del workshop. Creando un obiettivo comune da raggiungere tramite la cooperazione, consente inoltre di lavorare sulle capacità decisionali e gestionali delle persone, oltre che su quelle di team working.
L’importanza di creare momenti di condivisione personalizzata
Modalità consolidate come il training on the job e dell’action learning, possono essere anch’esse erogate in modalità blended. Il formatore o tutor avrà possibilità di seguire le persone in modo ravvicinato e puntuale, aumentando l’efficacia queste metodologie. Già ampiamente validate come modalità ampiamente efficaci per lavori più pratici che concettuali. Oltretutto quando l’apprendimento avviene sul campo, simulato o reale che sia, il formatore ha la possibilità di seguire la persona mentre le nozioni apprese vengono messe in pratica.
In definitiva, il tipo di formazione va adattato e studiato a seconda del e degli obiettivi da raggiungere, siamo d’accordo. Dopodiché è nostro dovere adoperarci per far evolvere strumenti e contenuti, utilizzando ampiamente le tecnologie funzionali per facilitarne il trasferimento (come i Learning Management System). Ma anche implementando momenti d’aula e più in generale spazi di condivisione, che creino e ne aumentino il valore. Dal coaching più mirato alla creazione di ambienti di collaboration, sia fisici che virtuali.
Photo by Abigail Lynn
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